L'acqua del lago non è mai dolce

In quasi dieci anni mi è successa veramente la qualunque. Ho firmato un contratto con una casa editrice e quella me l'ha stracciato illegalmente. Mi ha distrutto talmente tanto che pensavo che un desiderio di rivalsa potesse colmare un vuoto. Allora ho scritto un altro libro, aggressivo, violento, un po' gretto. L'ho sputato fuori così di getto, ma non l'ho mai fatto leggere a nessuno. Tantomeno l'ho mandato alle case editrici. Ho fatto come coloro che dicevo di disprezzare: l'ho lasciato dentro una cartella di un computer e mi sono raggrinzita.  Una prugna. Orribile, non avete idea.  All'università è stato un crescendo di disastri di cui non so se qualcuno si sia mai davvero reso conto. Me compresa. Ho stretto amicizie che non mi bastavano, desiderosa com'ero di una chissà quale notorietà. Alcune le ho abbandonate per riprenderle in futuro. Le ho lasciate sotto il cuscino in attesa di risvegliarmi. Altre le ho tagliate via, strappate, tirate come si fa

Da me stessa...

P.S. (che in questo caso sta per pre scriptum):
Potrei provocare noia, se sarà così vi prego di farmelo presente.

Camminavo per tornare a casa. Non ho mai amato così tanto quei 3 chilometri da casa a scuola, amo farli perché mentre cammino penso, ma oggi era solo un pretesto per stare da sola e non vedere nessuno.
Perché con il vento le lacrime cadessero velocemente.
Borbottavo e avanzavo quasi correndo: voglia di correre, di sperare che il freddo fuori sia maggiore di quello nell'anima. Non importava se mi guardavano come una pazza, tutti parlano da soli! Non è da matti, è normalissimo!
Oggi ho provato la delusione e intorno a me niente era più colorato. Non è stato il ragazzo che sono sicura di amare, e fatemi il piacere di non dire che sono troppo giovane, esistono quelle persone molto sfigate che amano in tenera età, no, sono stata io. Io sono rimasta delusa da me stessa. Dopo avere scoperto quanto stronza e senza buoni sentimenti possa essere una persona come lui, ho continuato ad amarlo e ancora persevero nel mio errore.



Io sarò particolare, lui sarà un normale ragazzo di 15 anni, ma adesso mi ritrovo comunque intrisa di delusione. Annacquata da un sentimento che non augurerei a nessuno.
Sempre camminando guardai di fianco a me. Stavo passando da una scuola elementare. Tutti quei bambini felici, sorridenti, che giocavano in libertà mi fecero sorridere e, allo stesso tempo, un altro sentimento orrendo s'insinuò in me, invidia. Volevo anch'io essere pura come loro, volevo dire "ti amo" a un bambino e pensarlo con tutto il mio cuoricino. Volevo che un "ciao" significasse "ciao", niente di più, niente di meno.
Passando dove c'era la bacheca dei nomi dei morti in quel periodo vidi due vecchie che chiacchieravano e spettegolavano su quei nomi. Mi sentii invadere da un senso acuto di stizza e c'erano uomini che quelle due le avevano amate (!). Dissi, senza riuscire a trattenermi:"Vecchie oche pettegole!".
Il tono fu troppo alto, mi sentirono e le guardai con un'aria di sfida. Distolsi l'attenzione, provai a volare via, ma i miei mondi fatati erano stati sostituiti dal mondo reale. La realtà supera sempre la fantasia. Ed io che, a questa frase, non avevo mai creduto...



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