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Visualizzazione dei post da 2017

L'acqua del lago non è mai dolce

In quasi dieci anni mi è successa veramente la qualunque. Ho firmato un contratto con una casa editrice e quella me l'ha stracciato illegalmente. Mi ha distrutto talmente tanto che pensavo che un desiderio di rivalsa potesse colmare un vuoto. Allora ho scritto un altro libro, aggressivo, violento, un po' gretto. L'ho sputato fuori così di getto, ma non l'ho mai fatto leggere a nessuno. Tantomeno l'ho mandato alle case editrici. Ho fatto come coloro che dicevo di disprezzare: l'ho lasciato dentro una cartella di un computer e mi sono raggrinzita.  Una prugna. Orribile, non avete idea.  All'università è stato un crescendo di disastri di cui non so se qualcuno si sia mai davvero reso conto. Me compresa. Ho stretto amicizie che non mi bastavano, desiderosa com'ero di una chissà quale notorietà. Alcune le ho abbandonate per riprenderle in futuro. Le ho lasciate sotto il cuscino in attesa di risvegliarmi. Altre le ho tagliate via, strappate, tirate come si fa

Il mare

Ti svegli un giorno ed è dura andare avanti. Quanto sono difficili i pensieri di persone che hai perduto. Capisci che tu sei artefice e frutto della tua sofferenza. Che fai soffrire altre persone della stessa sofferenza che provi tu. E ti chiedi, perché le persone sono così piccole e limitate? A volte ti dimentichi anche dei tuoi stessi sogni. Ti dimentichi di chi volevi diventare. Scordi i volti che ti sono stati amici, scordi i volti che ti hanno resa felice. Ne vorresti di nuovi, per questa sete infinita di felicità, ma nessun volto può renderti tale. Nessun volto ti potrà rendere sempre felice. Lo vedi ascoltando delle canzoni nascoste negli anfratti della tua tecnologia. Lo vedi ritrovandoti in luoghi che non calpestavi da anni. Le sciocchezze della vita ti portano a fare memoria. Ma questa memoria è spesso dolorosa. E ti chiedi perché hai abbandonato quella persona. Perché provi questo senso d'inutilità, guardandola. Ti chiedi come mai quella persona ti

"Non si accontentava di un cazzo"

Ho scoperto che il mio cervello non smette mai di funzionare. Si arrovella incessantemente intorno ai suoi stessi pensieri. Così, un momento sono serena e sto pensando a studiare, e l'istante dopo una valanga di ricordi mi affolla la mente. Non riesco mai a fuggire. I ricordi belli si sommano a quelli brutti e mi costringono a fermarmi. Devo fare altro. Devo costantemente fare. Altrimenti non ho pace. Altrimenti tutti i pensieri si accatastano e poi esplodono. Non mi basterebbe la vita per tutti quei pensieri, quelle passioni, quei desideri e un po' di loro vanno dimenticati negli anfratti di me, per poi riaffiorare prepotenti quando vorrei scacciarli. Avevo raggiunto un grado di confusione tanto grande da non riuscire a fare nulla. La mia vita era stata messa in stallo a tempo indeterminato: non scrivevo, non leggevo, non studiavo, non parlavo. Ora, giorno per giorno, prendo la mia testa e la tiro su, la infilo sotto l'acqua e comincio a vivere. Mi obbligo a leggere,

La via dei cipressi

Immagine
Avete presente quei film inglesi un po' vecchi dove tante ragazze si trovano a convivere in un college in camerate lunghissime e spoglie? Io ho sempre desiderato entrare in uno di quei film, avere così tante sorelle, mi aveva sempre affascinato come prospettiva. Dopo una settimana passata in convivenza con altre 24 ragazze, posso dire che il mio desiderio è sfumato del tutto, ma si è anche avverato un sogno. Vi lascio immaginare quanto possa essere complicato approdare su una spiaggia della Toscana in 25, montare il gazebo, stendere 25 teli mare e poi buttarsi in mare, subito, tutte e 25. 25 ragazze tutte diverse, tutte con i loro problemi e con i loro caratteri forti, che spesso cozzavano. In cinque ci siamo comprate il costume uguale, di diverso colore, in macramè. In dieci ci siamo scottate sotto il sole. Tutti i giorni ho camminato avanti e indietro sul bagnasciuga ascoltando problemi. Tutti i giorni abbiamo riso e ci siamo crucciate per l'università. Due di noi sono

Ragazza di Vita

Ricordo i dolci quindici anni quando, nella stessa posizione di ora, con la credenza di liquori davanti, scrivevo il mio primo post. Tornavo da un noioso giorno di scuola.  Credevo di avere tutto. Ero così sdolcinata, le mie parole erano affettate come quelle di una qualsiasi adolescente in crisi d'identità.  Ascoltavo per la prima volta in vita mia i Muse.  Avevo appena imparato che per vivere bene dovevo ascoltare certa musica, leggere certi libri, pensare certe cose.  Mi guardavo dentro e non vedevo nulla. Quanta sofferenza a pensarci ora. Ora che sono la stessa persona di allora.  Sofferente come allora, ma più cosciente; e che, più coscientemente, recupero l'innocenza dei miei quindici anni, a distanza di sei anni.  Ritorno sempre indietro. Mi ci è voluto un po' per capire che le mie radici non sono qualcosa che deve venir estirpato per crescere.  Vi mentirei se vi dicessi che ho trovato un punto fermo nella vita, un punto da seguire.  L'anno sco