L'acqua del lago non è mai dolce

In quasi dieci anni mi è successa veramente la qualunque. Ho firmato un contratto con una casa editrice e quella me l'ha stracciato illegalmente. Mi ha distrutto talmente tanto che pensavo che un desiderio di rivalsa potesse colmare un vuoto. Allora ho scritto un altro libro, aggressivo, violento, un po' gretto. L'ho sputato fuori così di getto, ma non l'ho mai fatto leggere a nessuno. Tantomeno l'ho mandato alle case editrici. Ho fatto come coloro che dicevo di disprezzare: l'ho lasciato dentro una cartella di un computer e mi sono raggrinzita.  Una prugna. Orribile, non avete idea.  All'università è stato un crescendo di disastri di cui non so se qualcuno si sia mai davvero reso conto. Me compresa. Ho stretto amicizie che non mi bastavano, desiderosa com'ero di una chissà quale notorietà. Alcune le ho abbandonate per riprenderle in futuro. Le ho lasciate sotto il cuscino in attesa di risvegliarmi. Altre le ho tagliate via, strappate, tirate come si fa

Una storia ogni tanto... :)


Colchici!–
Correva la bambina nei campi innevati, come aveva fatto nei campi fioriti in primavera. Solo un particolare accomunava tutto il paesaggio: Colchici.
La bambina prese a correre, preoccupata dalla repentina scomparsa del suo amico.
Il vento ghiacciato le graffiava la pelle di porcellana. Le guance le si stavano tingendo velocemente di rosso. La punta del naso era una piccola ciliegia matura.
La bambina gridò nuovamente. Il suo grido si propagò per il capo nevoso. Gli alberi, la neve sulle foglie e il laghetto ghiacciato fremettero!
Il cielo cominciò ad addensarsi, spesse nubi nere coprirono il sole. Gli occhi grigi della bambina luccicarono: aveva paura. Riprese a correre chiamata dalla voce del vento. Gli alberi proiettavano la loro ombra minacciosa sulla candida neve. La bambina non rinunciò, le si stavano gelando i piedi nelle minuscole scarpette, ma ciò non la preoccupava. Il volto a cuore era solcato dalle lacrime. Tanto era il freddo che le minute goccioline si condensavano prima di giungere al mento e allora la piccola sentiva il volto bruciarle dal gelo.
Con la vista offuscata dalle lacrime che riflettevano tutti i colori della luce scorse una figura in lontananza. Qualcuno la chiamò: sua madre. Ma lei non si poteva fermare, non poteva abbandonare Colchici da solo, così strinse i pugni e aumentò la velocità.
Voleva lanciarsi ed abbracciarlo, ma tutto quello che le riuscì fu di cadere sulla neve. Colchici protese una mano fluida e trasparente fino a sfiorare quella di lei e la piccola rise. Rise così forte che il sole ricomparve nel cielo.

Gli occhi grigi screziati di azzurro fissarono Colchici, il suo volto pareva un grande croco. Ricordava ancora quando l'aveva trovato un giorno d'estate tra gli altri suoi simili.
Una distesa di piccoli fiorellini tra i quali uno che si muoveva a malapena. Quando la bambina lo vide, rise e la sua risata era come il tintinnio di milioni di sonaglietti d'argento. Una risata così pura che Colchici si formò e il loro fu un amore a prima vista.
I suoi genitori non si curavano di Colchici, era solo un amico immaginario e per quanto lei potesse insistere sul fatto che fosse reale, nessuno ci credeva veramente.
La bimba crebbe e divenne una fanciulla dai dolci boccoli ramati e la boccuccia delicata. Con il passare del tempo scoprì che le bastava sfiorare un seme o un albero semimorto con i polpastrelli e questo avrebbe ripreso vita.
Il suo amore per Colchici aumentava, inoltre, di anno in anno, di giorno in giorno, di secondo in secondo e presto comprese che non avrebbe mai potuto, sebbene lo volesse con tutta sé stessa, urlare il suo amore. Colchici non esisteva più per nessuno e se fosse tornato, lei sarebbe stata sbattuta in manicomio con l'accusa di essere pazza, per l'eternità.
E non poteva... per quanto lo desiderasse, manifestare la sua pazzia, poiché tutto era direttamente proporzionale. Se con il crescere la giovane riusciva a donare la vita più facilmente, con il solo tocco, allo stesso tempo era diventata dipendente dai ringraziamenti che le venivano offerti, i quali erano essi stessi essenziali affinché la sua vita non terminasse.
Doveva perciò, almeno per un'ora al giorno, rifugiarsi in un luogo completamente dominato dalla natura.
Lì vi trovava sempre Colchici che si crogiolava al caldo e avrebbe lei tanto bramato confidargli quello che la sua mente sorvolava ogni volta che lo vedeva, ma questo non le era possibile, quindi si limitava a pensarlo, osservandolo.

Ho bisogno di donare la vita per amare. Ho bisogno di donare la vita per vivere. Ma senz'amore che vita è? E come donerei la vita se non lo provassi? Per cui donare la vita, la vita in sé e l'amore sono un'unica ragione d'esistenza.
Ma allora perché stai lì sdraiato senza parlarmi? Perché quando non ci sei mi sento persa? Quante sciocche domande e nessuna risposta. Sono così sciocca che ho paura di amare, di vivere e di donare la vita se non ci sei tu.
E mi ricordo quando mi rinnegasti! Andò lento quell'attimo che mi fece versare amare lacrime nel torrente. Io ridevo falsamente, tu, invece, gioiosamente. Io correvo tra i girasoli e tu andavi verso i pini e così le strade nostre s'incontrarono. Gli occhi nostri solo da lontano, le nostre spalle si sfiorarono, ma le nostre bocche non parlarono...”
pensava piangendo riscaldata dalla luce accecante della stella più vicina.
Oh e quanto si domandava quella ragazza. Quanto non capiva perché lei dovesse essere prigioniera della natura.
Era donatrice di vita, ma non voleva esserlo. Quanto ardentemente voleva la libertà! Essere libera! E concupiva spasmodicamente che una giovane la curasse nel momento in cui le sue radici si sarebbero rinsecchite come ramoscelli.
E voleva così tanto essere lei stessa parte di quella natura, così da non esserne prigioniera, ma di vivere in simbiosi con essa. La giovane non perdeva le occasioni per far trapelare tutti i suoi sogni. E nelle ore di beatitudine e agonia parlava di ciò con Colchici. Intanto Madre Natura piangeva sentendo le cantilene disperate della figlia che con il cuore pieno d'amore era rinchiusa in una gabbia.
Vorrei cadere giù dal cielo come un meteorite. Trafiggere le nuvole. Passare dai monti e dentro ai boschi con i raggi che si posano su di me. Vorrei vorticare velocissima come una rondine e tuffarmi nel lago come se nessuno mi conoscesse né mi vedesse. Vorrei che le spiagge fossero più buie e che il mare si scaldasse un po'.
Vorrei non esistere. Vorrei che il sangue scarlatto che ora circola all'interno delle mie vene fuoriuscisse dal mio corpo, scaturendo dalla mia bocca e che andasse a formare una parte della Terra cosicché io muoia. E riesca finalmente a vivere in pace. E se morissi, saprei se adesso vivo solo perché il mio cuore pompa il sangue o perché il mio cuore assorbe l'amore!–.
Ma del dilemma della fanciulla nessuno aveva risposta. Colchici conosceva il sangue unicamente come un fluido rosso sconosciuto e Madre Natura non era a conoscenza della verità.
La donzella, però, sapeva in cuor suo qual era il vero. Lei era parte della natura e non sarebbe morta né ora, né in un remoto futuro. Avrebbe continuato a servire la Terra umilmente e mai avrebbe terminato.

ATTENZIONE. COMUNICAZIONE IMPORTANTE.
SE QUALCUNO (non voi miei cari amici di blogger, ma altri che amici non sono) SI AZZARDA A COPIARE QUESTO TESTO E' MORTO E SEPOLTO. IO VI AVEVO AVVERTITI. 

Commenti

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    1. Nessuno ha chiesto il tuo parere.

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    2. E comunque se proprio devi insultare, fallo almeno in modo che la gente sappia chi sei. Gli anonimi non sono nessuno. E io non me ne faccio niente del parere di nessuno.

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  2. Ho rivisto te stessa e i tuoi pensieri di libertà in questo racconto :)

    Moz-

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  3. ci vuole del masochismo a copiarlo

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    1. Ci vuole dell'ipocrisia per insultare senza farsi vedere. Che schifo. Se non ti piace il mio racconto sloggia, qui non ti vuole nessuno.

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    2. @Anonimo
      Sai, penso che allora ci sarebbero fin troppi masochisti tanto è bello questo testo >;)

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    3. Ho solo espresso la mia opinione, dal momento che siamo in un paese libero. Se poi l'autrice del blog mi dice di sloggiare solo perché ho criticato il suo racconto, beh, non da una gran prova di maturità.
      sono anonimo perché non ho un account su blogger...

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    4. Io l'ho detto, non perché tu hai criticato, ma perché hai offeso e i due verbi hanno significati differenti. Scrivere che non se lo copierebbe nessuno perché fa schifo è offendere, mentre criticare le cose che non ti sono piaciute con il dovuto rispetto che ogni persona merita, è criticare. E le CRITICHE sono ben accette, le OFFESE no.

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    5. Ho per caso mai scritto che fa schifo?

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    6. Davvero, lasciamo perdere questa conversazione, perché come dice Scarlett, non vale la pena di litigare e non mi piace nemmeno. Io ti chiedo solo, la prossima volta se non ti piacerà ciò che scrivo di dirmelo esponendo anche i perché. Se non vuoi, fa niente, non voglio crearmi nemici. Ci ero rimasta male e basta, ti chiedevo solo di commentare almeno in maniera sensata, tutto qui, così io capisco anche in cosa sbaglio. Fine. Ora basta

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    7. Ok, lasciamo perdere quella conversazione e iniziamone una seria. Non sono qui per bisticciare.
      Questo testo non è pessimo per come è scritto nel senso tecnico della cosa, visto che non c'è un errore di grammatica, ortografia o altro.
      Però è mediocre sotto fin troppi punti di vista. La protagonista è la solita bimba/ragazza di una bellezza a dir poco melensa, piena d'amore e di bei sentimenti. E che due palle, sono decenni che andiamo avanti con queste Mary Sue.
      Lo stile è decisamente da perfezionare. Va bene - più o meno - il "fiabesco", come dicono le tue amichette, però questo racconto è pieno di espressioni al limite del ridicolo e di altre che in alcune circostanze potrebbero risultare colte o dare una parvenza di ottocentesco, ma che in questo caso sembrano il patetico tentativo di una ragazzina di atteggiarsi a grande scrittrice.
      E niente. Descrizioni: bah. Significati: triplo bah carpiato.
      Preferisci questo o dei commenti stupidi e facilmente smontati?

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    8. Decisamente questo. Grazie, è il tuo parere.
      PS. non sono mie amiche, non le conosco nemmeno nella vita di tutti i giorni, non sono di parte.

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    9. @Anto. "Non sono le mie amiche". La prenderò come un'offesa personale. (Scherzo, ovviamente!) Siamo nell'era dei soscial netuorc e quelli come noi sono definiti e-friends ù_ù Però è vero, non siamo di parte!
      @Anonimo, che ansia, hai la sindrome premestruale? Non hai nemmeno fatto un commento molto utile, visto che è soggettivo. Ok che tutta l'arte è soggettiva, però, appunto per questo, a volte se si sta zitti è meglio.
      Bah, 'sti Anonima Commenti. Non li capisco. E in passato hanno rotto le scatole pure a me, anche se a dire la verità penso di sapere che ci fosse dietro agli insulti.

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  4. @Anonimo
    invece è scritto bene.
    E anche se fosse scritto male, si è semplicemente chiesto di non riportare altrove quanto scritto.
    io sinceramente i commenti così -peraltro anonimi- non li capisco proprio...

    Moz-

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  5. è un racconto davvero bellissimo!! ;)

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  6. Complimenti cara An è davvero adorabile... non molto nel mio stile ma adorabile xD


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    1. La cosa strana è che nemmeno io lo leggerei, ma so scrivere solo così XD ahah!

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  7. Ciao!
    È un racconto carinissimo ** Avrai intuito dai miei post eccetera che io sono generalmente allergica al romanticismo, ma questa attitudine personale non influisce sul mio giudizio: questo testo è scritto proprio bene e il tuo stile quasi fiabesco è molto caratteristico, originale e riconoscibile!
    PS: quando hai rivoluzionato il profilo? La foto è stupenda! Tra l'altro non pensavo fossi di Brescia, davo per scontato fossi di Milano .-.
    Arrivederci, concittadina x'D

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    1. Ma graffffffie! ahahah!
      PS. non me lo ricordo, comunque sì sono tipo di brescia ahaha! xD

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  8. @nto è un bel racconto... ed è molto ben scritto, bravissima... mi piace! :)

    Trovo che non sia troppo romantico, anzi... il tema trattato è naturalistico e un pò ossianico: vita, libertà, morte, amore... i grandi temi che danno significato e forza al nostro vivere!

    Riguardo all'anonimo... impara un segreto prezioso, che ti servirà quando scriverai i tuoi libri (si, perchè diventerai una scrittrice... lo so!): ci sarà sempre qualcuno che ti criticherà, o ti stroncherà o semplicemente qualcuno a cui non piacerà il tuo lavoro; tu vai avanti, stai serena e non arrabbiarti... non ne vale la pena! :-)

    bacio

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    1. Grazie mille, è uno splendido commento davvero e sull'anonimo hai perfettamente ragione ;)

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  9. salve! un bel pensiero che trascrive attimi e respiri .. un monologo di sensazioni

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