L'acqua del lago non è mai dolce

In quasi dieci anni mi è successa veramente la qualunque. Ho firmato un contratto con una casa editrice e quella me l'ha stracciato illegalmente. Mi ha distrutto talmente tanto che pensavo che un desiderio di rivalsa potesse colmare un vuoto. Allora ho scritto un altro libro, aggressivo, violento, un po' gretto. L'ho sputato fuori così di getto, ma non l'ho mai fatto leggere a nessuno. Tantomeno l'ho mandato alle case editrici. Ho fatto come coloro che dicevo di disprezzare: l'ho lasciato dentro una cartella di un computer e mi sono raggrinzita.  Una prugna. Orribile, non avete idea.  All'università è stato un crescendo di disastri di cui non so se qualcuno si sia mai davvero reso conto. Me compresa. Ho stretto amicizie che non mi bastavano, desiderosa com'ero di una chissà quale notorietà. Alcune le ho abbandonate per riprenderle in futuro. Le ho lasciate sotto il cuscino in attesa di risvegliarmi. Altre le ho tagliate via, strappate, tirate come si fa

Ancora racconti... :)

Ecco un altro racconto. Diverso da quello dell'altra volta. Ho solo un accorgimento da fare: Questo è un racconto di paura. Ma non come quelli dei piccoli brividi. E' molto crudo, perciò consiglio di non leggerlo se si è particolarmente sensibili di stomaco. Davvero, se dopo un po' vi dà fastidio, smettete di leggere. E sappiate che non sono svitata, ho soltanto provato a scriverne uno, questo è il primo che compongo.


Il compito di uno scrittore è quello di raccontare la verità.
Quello di piangere con i propri personaggi e provare dolore con loro.
Purtroppo, al mondo esistono diversi tipi di persone.
Purtroppo esiste la perversione, la crudeltà, la disperazione. Quella vera, che non ti fa dormire la notte.
L'amore di una mamma è infinito, recitano i detti. Alcune malattie portano l'amore a svanire.

Dirk sembrava un uomo normale quando si era innamorato di Iris. Amava i capelli biondi di lei, i suoi occhi teneri. Amava il suo modo di sorridere, storcendo la bocca in modo innaturale. Che era innaturale, però, lui non lo sapeva.
Si sposarono ed ebbero due gemelli. Un maschio e una femmina.
La femmina l'avevano chiamata: Caroline e il maschio: Egon.
Crescendo, i ragazzi furono i primi a capire che c'era qualcosa che non andava. Non sapevano cosa ed erano troppo piccoli per chiederselo realmente.
Arrivarono a tredici anni che vollero conoscere.
La loro famiglia non era normale, i vicini lo sapevano. I parenti lo sapevano e se ne stavano ben lontani.
Caroline, Egon, Dirk e Iris erano un mondo a parte, racchiuso dai loro problemi.
Persone disgraziate, le avrebbero etichettate i “normali”.
Non c'era un componente di quella famiglia che fosse sano di mente. Ognuno a modo suo.
Anche il pesce rosso Clara, capiva. Clara era stata fortemente voluta da Caroline che, da mangiare, le dava minuscoli pezzetti di carne di cane randagio.
Una mattina, Caroline ed Egon stavano facendo colazione per andare a scuola. Lì, nessuno li voleva, erano loro che andavano a cercare gli altri in modo assillante.
Caroline indossava vestiti comprati ad un sexy shop della zona. Era truccata di viola e sul polso aveva tatuato l'organo genitale maschile in bianco e nero.
Si leccò il polso con foga.
Tu sei proprio svitata– commentò Egon.
Caroline rise, comare –Vuoi che ti faccia il lavoretto che sto facendo al mio polso?– chiese ridendo. E continuò a ridere della sua stessa battuta per due minuti.
Egon si levò dalla sedia e andò a scuola, senza scordarsi il taglierino.
Pregustava già quello che avrebbe combinato con quello sfigato di Evan. Lo voleva morto, gli aveva preso la ragazza che voleva tanto.
Si era opposto nel momento più bello. Stava giusto per sfregiarla in modo da farle capire che sarebbe stato con lei per sempre, ma Evan gli aveva dato un pugno ed era intervenuto il preside.
Sì, gli aveva dato una punizione, ma questo non bastava. Lui voleva così tanto quella ragazza! Adesso, però, era partita e di questo poteva incolpare solo Evan e la sua violenza.
Se non gli avesse dato un pugno in faccia, lei non si sarebbe spaventata, si sarebbe fatta marchiare d'amore e si sarebbe data a lui.

Caroline e Egon arrivarono entrambi a scuola con un'ora di ritardo.
Aspettarono pazientemente la ricreazione. Alla fine, la campanella trillò.
Si diressero in due direzioni diverse.
Caroline vide subito Mark e tirò fuori la lingua. Lui, notandola, tentò di darsela a gambe.
Quella ragazza era pazza, continuava a dirgli di volergli fare le cose più sconce.
All'inizio gli erano piaciute le sue attenzioni, ma poi aveva cominciato a stancarlo e a fargli paura.
Minacciava di uccidersi, lo tormentava, era gelosa se usciva con un'altra ragazza.
Ora lui era innamorato come non era mai stato e Caroline avrebbe rovinato tutto.
Ciao, Mark. Sai che farlo da drogati è ancora più divertente che da ubriachi?– disse lei e si tirò su la gonna, scoprendosi il ventre.
Copriti– le intimò lui.
Lei mostrò un'espressione orripilata, si tastò tutta come per appurare se non fosse abbastanza bella. Non la voleva? Era il suo seno? Era troppo piccolo?
Forse non era sufficiente brava come le donne che si vedevano di notte sulla strada.
Una notte era stata da una di loro e le aveva detto che era una vera e propria maestra nel dare piacere. Si era anche divertita. Quindi non poteva essere.
Perché non mi vuoi?–
Caroline, io... non so come dirtelo. Mi sono innamorato di una ragazza. Tu sei bellissima, non fraintendere, ma tra noi non è amore– disse lui.
Allora sarà solo sesso! Per me va bene, sarò la tua amante!– esclamò e gli slacciò i pantaloni, velocissima.
No. No, basta! Non ti voglio più vedere!–.
Caroline voleva uccidere quella ragazza inutile che si era messa tra lei e Mark. Gli prese il viso e lo baciò, infilando la lingua nei posti più disparati.
Cazzo! Caroline! Ma non capisci che ti rendi solo ridicola facendo la puttana!?– gridò lui e se ne andò, bestemmiando.
Il viso di Caroline si tramutò in una maschera di dolore, lo storse e iniziò a piangere con forti singulti.
Si mise le mani fra i capelli e pianse disperata. Crollò a terra con un tonfo. Iniziò a gridare. Batté i pugni per terra. Una follia omicida si impossessò di lei.
Dal più profondo dei mali, le venne un urlo lacerante. Echeggiò in tutta la scuola. Aveva urlato il nome di suo fratello.

Egan camminò a passi pesanti verso Evan. Da fuori il ragazzo pareva normale, non era un omone nerboruto, né uno smilzo pelle e ossa. Era un vero e proprio ragazzo, con scarpe da ginnastica e tutto il resto.
Aveva rubato il gesso dalla classe e, dopo averlo sbriciolato, vi immerse le mani.
Prese il taglierino dallo zaino, saggiò l'affilatura tagliandosi il polpastrello. C'era un piccione che tubava lì accanto e, poco più avanti, Evan.
Egan sorrise: gli avrebbe dimostrato chi era.
Evan!–gridò.
Il ragazzo, impaurito, si voltò ad osservarlo, cercando la scorciatoia migliore per scappare. Fece roteare gli occhi, in cerca di una strada, molto più velocemente, quando Egan scagliò il suo coltelletto, trafiggendo un piccione e lo estrasse tutto insanguinato.
Dietro di lui, vi era una via che conduceva alla palestra.
Evan corse, tentò di correre più veloce che poteva, sforzando al massimo le sue gambe.
Ma Egan era ormai alle sue spalle. Non riuscì nemmeno a girare l'angolo, che quel pazzo maniaco con il coltello, lo sbatté violentemente contro il muro grezzo.
Evan pianse come una ragazzina, vedendosi l'arma difronte alla faccia. Si aggrappava al muro con le dita, facendole sanguinare.
Il labbro tremante, gli occhi colmi di terrore, vide il volto di Egan. con i denti digrignati, che sorrideva.
Io l'amavo!– esclamò Egan.
Evan non pensò nemmeno per un attimo alla ragazza che, alcuni giorni fa, aveva difeso da quel maniaco. I suoi unici pensieri erano rivolti al coltello troppo vicino al suo naso.
Non mi fare del male! Ti prego– lo pregò Evan.
Tra poco te la farai sotto come una bambinetta. Sei peggio di quella troia di mia sorella– rise Egan. Quanto gli piaceva l'odore della paura. Evan era proprio come una preda, i suoi occhi invasi da un lacerante orrore. A Egan piacevano le lacrime che scendevano sulle guance di Evan.
Ora mancavano solo le grida agonizzanti e l'odore sublime del sangue fresco.
Velocissimo, Egan tranciò tre dita ad Evan. Quest'ultimo gridò così forte da far male alle orecchie di Egan.
Ma se anche gli avesse dato fastidio, non lo diede a vedere. Poco a poco tagliò il ragazzo pezzo per pezzo. Studenti dietro di lui vomitavano. Evan aveva smesso di piangere e ad Egan dispiaceva. Così ad ogni coltellata gli ingiungeva di piangere. Ma lui non piangeva, aveva gli occhi vitrei fissi, la bocca spalancata che colava sangue.
Lasciò i brandelli di Evan per terra e accorse da sua sorella, che lo stava chiamando.
Non voleva farla aspettare.

Caroline piangeva disperata, lagnandosi come una bambina. Non era una ragazza viziata, era malata.
E suo fratello l'accompagnava nella sua malattia.
Chi ti ha fatto questo?– le chiese, dopo che lei gli aveva raccontato la “sua” storia con Mark.
Una ragazza– lei gli disse il nome di quest'ultima, tremando. Caroline aveva uno strano sorriso, di quelli che avrebbero fatto gelare il sangue a chiunque.
Era tanto eccitata al pensiero che la ragazza che l'aveva fatta soffrire sarebbe morta, che si toccò il ventre in profondità. A Caroline uscirono spasmi di allegrezza.
Suo fratello ridacchiò.
Stava per avere la vita di qualcun altro.

Si precipitarono da Michelle. Lei stava parlando gioiosa con le sue amiche. Aveva un sorriso puro e dolce che andava da orecchia a orecchia.
Non sapeva in che guaio era andata a cacciarsi, stando con Mark.
Caroline la guardava con odio, pensando quanto fosse carina e ripugnante allo stesso tempo. Non aveva alcunché di provocante, ma aveva delle unghie bellissime.
Le sue mani avevano, invece, una manicure alquanto approssimata, pensò Caroline, squadrandosele.
Le sarebbero state bene. Vere al cento per cento, avrebbe detto in giro. Avrebbe detto a Mark. Lui avrebbe capito che senza Michelle stava tremendamente bene e si sarebbe dato alle pratiche sessuali dell'esperta Caroline.
Nella testa della ragazza, tutto era congegnato, mancava solo che Egan uccidesse quell'indifesa ragazza.
E' bella– disse lui e si concedette uno sghignazzo.
Fanne quello che vuoi– disse Caroline, guardandolo maliziosa e palpandogli il basso ventre.
Lui le diede una manata in faccia che la spedì dritta dritta per terra a piagnucolare.
Cominciò la sua marcia verso la gazzella che stava cacciando.
Camminava svelto, non correva, ma il suo passo era terrorizzante, preciso e tagliente.
Michelle non poté non notarlo e si guardò intorno impaurita.
Sapeva bene molte cose sul conto di Egan e sua sorella.
Egan pensava quanto era bello il suo viso atterrito e quando sarebbe stata in preda al panico, non appena avesse dato sfogo ai suoi esercizi da assassino.
Egan chiuse gli occhi e sognò tutte le atrocità che avrebbe compiuto. Si passò la lingua sulle labbra e aumentò il passo.
La voleva, voleva il suo sangue, la sua vita, la sua paura.
Lei non si sarebbe mai dimenticata di lui.
Finalmente arrivò e le bloccò un braccio alla parete. La baciò, mordendola e facendola sanguinare.
Le leccò la punta del naso.
Non sai quanto ti piacerà– le disse.
Lei ferma sul posto lo guardava pregandolo. I suoi occhi dicevano: non farmi questo. Ti prego. Le labbra erano scosse da tremiti convulsi.
Cosa voleva da lei, quel ragazzo? Gli poggiò le mani sul petto per allontanarlo, ma era come una statua di granito: restava fermo lì.
Quando vide che non c'era verso, lo implorò, piangendo. Le lacrime le uscivano brillanti dagli occhi.
Non sapeva che tutto ciò che quel comportamento provocava in Egan, era ardore. Non stava facendo altro che incitarlo a proseguire.
Lui le fece scorrere una mano dentro la maglietta. La levò e la collocò dentro la gonna e le mutande. S'introdusse brutalmente in lei, facendola singhiozzare dal dolore.
Chiamate qualcuno!– gridò Michelle.
Le amiche furono svelte e un professore fu presto lì. Ma Egan non era stupido, era fuori di testa e aveva preventivato un piano nel caso fosse capitato.
La prese di peso e la portò via dalla scuola. Andarono a finire in un vicolo.
Là Michelle non aveva possibilità.
Sei mia– rise.
Lei pianse ancor più forte, urlò, gridò, implorò, minacciò, tentò di persuadere, ma niente fermò Egan dall'aiutare sua sorella.
La spogliò completamente e la possedette. Gli piacque così tanto che continuò, davanti e dietro. Facendole uscire sangue a furia di morsi e unghie.
Quando si fu saziato a sufficienza, impugnò il taglierino e le recise parte dell'organo genitale. Con le forbicine le tagliò i capezzoli. Sul petto vi incise una bestemmia.
Mentre lei rimaneva immobile, incapace di piangere. Ormai era vuota.
Era arrivata ad un punto di sofferenza nel quale piangere non era possibile, perché si era svuotati delle proprie emozioni. In lei non vi era più vita, in lei non vi era più amore.
Così che, quando Egan, come colpo di grazia, prese l'accendino e le infiammò i capelli, lei sperò che il fuoco arrivasse presto. Tra urla strazianti di dolore, Michelle diede il suo ultimo pensiero ad Egan.
Quando il suo cadavere fu pronto, il ragazzo vi spense sopra una sigaretta.
Peccato, me ne dovrò trovare un'altra– rise.

Ciao :)

Commenti

  1. Ovviamente, data la premessa che hai scritto all'inizio del racconto, la mia parte perversa mi ha costretta a leggerlo dall'inizio alla fine! XP
    Wow, Anto, l'ultima parte è agghiacciante, mi ha fatto mangiare le unghie per l'ansia. °__°
    Penso che tu abbia davvero del talento... Complimenti! *.*

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  2. Ecco questo è un po' più nel mio stile. Voglio dire mi piace l'atmosfera agghiacciante, ma in realtà più che agghiacciarmi mi ha fatto schifo il comportamento dei due gemelli. xP Comunque hai davvero del talento xD E poi, si legge benissimo nonostante lo schifo.
    xD

    P.S. Mi sa che il commento è fraintendibile, il racconto mi piace eh! ;)

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    1. Ahahah, sì, l'avevo capito anche se avevo avuto dei dubbi xD

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  3. Ecco, QUESTO lo preferisco di gran lunga, malgrado ci sia qualche errore abbastanza vistoso all'inizio!
    Già che ci sono te li indico - anche se penso siano tutti di disattenzione - sennò qui cosa ci sto a fare?
    -"Esiste la perversione, la crudeltà, la disperazione." Non sarebbe meglio dire che "esistono la perversione..." ecc.?
    -"Che era innaturale, però, lui non lo sapeva". "Che fosse" mi sembra la forma corretta.
    -"Anche il pesce rosso Clara, capiva". È una frase poco chiara. La virgola andrebbe eliminata, oppure ne andrebbe aggiunta un'altra tra "rosso" e "Clara".
    -Credo che tu abbia fatto un po' di confusione con i nomi! (Egon, Evan, Evon, Egan... what?) Pero' me ne sono accorta solo rileggendolo, il che e' ottimo.
    Non mi sembra ce ne fossero altri, e non ho voglia di controllare ancora una volta, perché preferisco elencare tutti i pregi di questo racconto!
    ALORS! È deciso e fuori dagli schemi. Non dà spiegazioni e non le lascia intendere, cosa adattissima ad un racconto cosi' breve e destinato ad avere un impatto istantaneo. Ci sono solo questi due psicopatici che fanno a pezzi la gente\fanno proposte sconce a tizi random.
    Inoltre il tuo stile di scrittura inizia a rivelarsi per quello che e': fluido, che si adatta alle esigenze della storia narrata, ma che mantiene il suo tocco caratteristico di leggerezza. Credo che sia per questo e per un uso non troppo specifico dei termini anatomici - io ci sarei andata cosi' pesante da vergognarmene, ma si sa, io non ho la leggerezza che hai tu xD - che non sono orripilata come pensavo! Forse e' anche merito della comicita' sottintesa dei comportamenti dei gemelli - o almeno penso fosse comicita'... se non lo era, picchiami - che non mi ha angosciato piu' di tanto!
    Pero' sicuramente mi ha colpito, mi piace tanto!! :D
    Al prossimo racconto!
    PS: chiedo venia per gli apostrofi al posto degli accenti, mi e' impazzita la tastiera...

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    1. Ommioddio, e' un papiro, perdonami xD

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    2. Hai ragione per gli errori, non ci avevo fatto caso, ma quello dell'era l'ho proprio voluto usare, perché (effettivamente anche a me piace molto di più fosse) è comunque grammaticalmente corretto e mi sembrava un linguaggio più grezzo e per il resto grazie tantissime ^_^

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    3. Tecnicamente l'era è correttissimo in realtà... ^^

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    4. Davvero? Se lo dice Alic la secchiona mi fido. Ahahah, scherzo, comunque che erudita che sei :3 ^_^

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    5. A me non risulta, mi documenterò. Anche perché ,giusto o no, mi suona malissimo xD

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  4. Ma è un raccontro davvero crudele!
    Non tanto per quel che succede, ma perché a farlo sono due ragazzini, e poi termina anche in un modo proprio senza speranza!
    Beh, spero che arrivi la Polizia e arresti quantomeno il gemello maschio :p

    Un gotico moderno, diciamo... non il mio genere ma l'ho letto volentieri.
    Belle descrizioni, non rendono pesante il racconto.
    Giusto qualche frase io l'avrei resa diversamente, ma è questione di gusti e stile ;)

    Moz-

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    1. Non è nemmeno il mio genere a dire il vero, volevo provare x'D

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  5. dalla padella alla brace

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    1. Ma se non ti piace come scrivo, perché continui a leggermi, solo per offendere? Lasciamo stare va. va bene, hai commentato, hai detto che è un disastro. Ok.

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    2. Mi diverto così, quando non ho di meglio da fare.

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  6. Decisamente accattivane e interessante! Mi è piaciuto leggerlo!
    Spero che l'inizio del 2013 stia andando per il meglio! Un abbraccio e a presto!
    Ps. C'è un nuovo post sul mio blog, spero che ti possa interessare! Fammi sapere che cosa ne pensi! :)

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  7. Passo per lasciarti un bacio ed un sorriso:)
    Ciao dolce @nto!
    Luci@

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  8. Non so se lo avresti mai detto, ma questo stile horror.. gotich.. mi piace molto.. xD poi tu sei bravissima a scrivere.. complimenti! ;)
    Baci Riel :)

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