Hello followers!!
Sto partecipando al writing contest di Yvaine e sua sorella Mirial...
All'inizio del concorso avevamo (noi partecipanti) detto loro di poter pubblicare i nostri racconti... anche se non ricordo il motivo... beh poco male.
Io ovviamente avevo detto di sì, perché in fondo il motivo per cui ho aperto questo blog è quello di pubblicare i miei racconti, le mie riflessioni e il corso della mia vita. Una specie di diario di viaggio che potete vedere anche voi. Perciò suppongo che rientri nello spirito di Un cielo di pensieri pubblicare questo piccolo scritto.
Mmm... bando alle ciance, pubblichiamo...
PS (che non è un post scrittum, ma un pre scrittum in questo caso xD): se non vi dovesse piacere, ditemelo grazie!
Aghate
e la rue
Aghate
avvertiva le sue scarpette leggere ticchettare sulle pietre della
via. Erano di quel nuovo marchio, com'è che si chiamava? Ah,
sì, Chanel: la incuriosiva molto. Era fine, delicato e perfetto per
una brava donzella come lei.
Eppure
c'era qualcosa nel cappottino che non andava, forse aveva un difetto
alla schiena e non se n'era resa conto! Oh, no, che catastrophe!
Inzuppata
fino a dentro le dolci ballerine arrivò a casa, aprì la porta e si
buttò all'interno. Casa, dolce casa! Avrebbe fatto un bagno e si
sarebbe distesa nel letto soffice con un tè caldo e un libro consono
ad una damigella. Emersa dal suo bagno ai sali, inciampò nel
cappottino ritrovandosi lunga distesa sulla moquette. Una busta di un
rosa pallido s'intravedeva tra le pieghe dell'abito strapazzato.
La
agguantò prudente e la aperse: Bonjour
madamigelle... declamava
...vada alla rue
Mouffetard e osservi il pied de poule, allorché troverà un
magnifico trésor! Au revoir, madamigelle Aghate.
Aghate,
si sentì attanagliare da una fitta di terrore puro e bruciò la
lettera. Ecco spiegato il fastidio nel cappotto: la lettera era il
difetto. Pensò intensamente a cosa potesse essere il “pied de
poule”.
Si
ritrovò a riflettere anche sul fatto che, quella lettera, potesse
essere collegata ai suoi studi di archeologia.
Batté
convulsamente le dita sulla copertina del libro che stava leggendo
mentre attendeva il bollire del tè. Un scoppiettio le ricordò,
chissà come, che il “pied de poule” era un tessuto francese, ma,
e con questo?
Aghate
passò tutta la notte a sorseggiare tazze di tè e leggere, vedendo
altre parole, altri enigmi nel libro: “Orgoglio e pregiudizio”,
che, se vogliamo dirla tutta, non era affatto adatto ad una damigella
d'alto rango come lei. E non lo era nemmeno il fatto che
abitasse da sola, senza essersi prima maritata! Che sciocca era, sua
madre aveva avuto ragione: sarebbe valso più che vivesse un cane,
invece di lei. Eppure era colta e ricca e la intrigava talmente il
suo lavoro, come, al contrario, non suscitavano niente in lei, gli
uomini. La chioma riccioluta di molte dame riscuoteva ovviamente
maggior successo della sapienza, in campo amoroso, e allora? A
lei piacevano le mummie e il Pantheon, c'era forse un non so che di
malvagio? Non lo sapeva, ma il giorno dopo sarebbe andata alla rue!
Aspettò
paziente il sorgere del sole e si preparò velocemente, non indossò
il corsetto, al suo posto infilò un unico semplice abito rosa
pastello, il suo colore preferito. Si rimirò allo specchio: le
guance perennemente rosse non le erano mai piaciute, ma le donavano,
come le fossette, erano uno strano segno d'intelligenza. Prese
il tram con l'ombrelletto stretto in mano. Scese alla rue con un peso
costante nel cuore. “Osservi il Pied de poule” diceva la lettera,
ma lei non capiva! Si accasciò su una panchina sentendosi un sacco
di patate e picchiettò le unghie sul ferro freddo, ingegnandosi.
Cos'era cambiato oggi dal giorno prima? Picchiettò e arricciò le
labbra, un giovanotto si levò il cappello e la salutò, lei
ricambiò... il cappotto Chanel! L'aveva acquistato il giorno prima!
Controllò l'etichetta: pied de poule! Va bene, ma ora che doveva
fare? Si sistemò le mani a coppa sotto il mento e guardò dritto
difronte a sé, vide solo pietre. Inutilissime pietre storte che
formavano tutto: terreno e muri! In collera prese a picchiare
quelle pietre e si distese stanca sulla fredda pietra bagnata della
strada.
-Che
avete da guardare?!- gridò lei, arrabbiata per l'ingiusta differenza
tra uomo e donna, tra ricco e povero. Fece scorrere una mano tra le
fessure delle lastre. -Non c'è bisogno che si intristisca, basta
essere paziente- disse una voce indistinta e Aghate si drizzò in
piedi. Stava uscendo di senno? -Non abbia paura, guardi alla sua
destra- continuò la voce, Aghate voltò il visetto aguzzo verso il
muro e non vide nulla, corrugò la fronte. Ma che diavolo? Pensò.
Una pietra cadde a terra in un tonfo e ne sbucò una mano grigia di
roccia. Aghate urlò prendendo inaspettatamente quella mano nella
sua. Perché lo stava facendo? Non aveva paura? No, i misteri erano
il suo lavoro e l'attrazione per questi, scioglieva il timore. La
mano era granulosa e Aghate chiuse gli occhi per lasciar vagare il
tatto. Ma dopo tre minuti, la sua bocca si storse sentendosi qualcosa
di soffice sul palmo, aprì gli occhi: pied de poule! Un romboide di
pied de poule! Sorrise al fatto che fosse finemente intagliato fino a
formare le parole: “diventerà archeologa”. -Mi scusi, si
sente bene? Ha gli occhi lucidi- le chiese una donna gentile, Aghate
annuì. Voleva forse dire che il muro nascondeva un reperto? Se fosse
stato così, l'avrebbe fatta vedere a tutti i suoi spocchiosi
colleghi maschi. Un repert! Saltellò dalla felicità di qua e
di là; rimbalzando arrivò al comune. I suoi corti boccoli mielati
saltavano insieme al suo corpicino gracile. -Salve- tubò al cassiere
-Vorrei una concessione per uno scavo alla rue Mouffetard-. -Non
si può, è una zona importante- disse lui. Aghate lo guardò storto
e disse: -Ho detto che voglio una concession!-. Ma non le
fu data. Invece, la ricevette un suo collega arrogante e immaturo,
cocco del suo professore. Aghate pianse per settimane e andò spesso
a controllare i lavori. Però, nonostante tutto, il reperto non
si trovava e lei dubitò seriamente di aver avuto le allucinazioni.
-Jambert, ancora niente?- chiese Aghate al suo collega. -No. Ancora
no, sicura che ci fosse un reperto?-. -Sì- rispose lei. Lui annuì
e, ad Aghate, parve dispiaciuto di qualcosa, ma non disse nulla: le
aveva rubato il lavoro, non si meritava la sua compassione e, a dirla
tutta, neppure le sue lacrime. Girò sui tacchi e tornò a casa. Il
cielo plumbeo le faceva salire alla mente la mano che aveva stretto e
sorrise mettendo in mostra le sue deliziose fossette, una lacrima le
scivolo sulla guancia e lei la cacciò via, dopo, però, vide che
stava piovendo e restò col dubbio che non fosse stata una goccia di
pioggia. Quella notte lesse fino a tardi: “Ragione e Sentimento”.
Quando ebbe terminato le venne da piangere nuovamente, ma fermò
bruscamente le lacrime uscendo di casa e correndo nella notte fino
alla rue. Ripeté il gesto che aveva compiuto e cadde a terra
assaporando le pietre fredde e umide. Le risuonarono in testa le
parole di Jane Austen, quelle avverse della madre: -Tu non sei un
uomo, Aghate!-, quelle del suo professore: -Sarà difficile...-, la
tristezza di Jambert, il giovane che si era levato il cappello, il
fruscio del cappotto Chanel, il cadere della pioggia su di lei e,
senza rendersene conto, aveva chiuso gli occhi e stava piangendo
liberando la frustrazione dentro al cuore. Il turbinio dentro di
lei la assordava come una canzone all'Opera. Un fulmine si abbatté
troppo vicino a lei e il tuono che seguì le costò un dolore sordo
alle orecchie. Se le coprì premendoci le mani. Con la bocca aperta,
il labbro inferiore tremante, il rossetto rosso colato sul mento,
ammirò lo spettacolo devastante davanti a lei: il muro rimanente era
crollato, al posto delle pietre vi era una statua di uomo. Lui era
bello come il sole e Aghate se ne innamorò a prima vista. Un uomo
reperto. Allungò una manina e gli sfiorò una mano. La mano si mosse
e strinse la sua, lei vide gli occhi grigi come l'ardesia aprirsi
lentamente, e la bocca schiudersi: -Aghate, l'archeologa- disse
la statua con un sorriso. -Ti amo- sussurrò lei. -Ma... io non so
piangere, né muovermi, né amare, solo in modo platonico- disse
titubante di rimando lui. -Sei perfetto così, mio reperto- iniziò
Aghate -Mia madre aveva ragione, il tempo aggiusta tutto- rise della
storpiatura, sua madre credeva che il tempo avrebbe fatto sposare
Aghate, ma si sbagliava. -Mi piace la tua risata, somiglia ad
una campana- commentò la statua. Aghate si portò le mani a coppa
sotto il mento e rise più forte davanti al viso stranito della
statua. Restò fino al mattino vicina a lui. La scoperta del reperto
venne accreditata a lei e divenne un'archeologa di professione. Anche
Jambert divenne archeologo. Il reperto rimase un mistero per tutti,
compresa Aghate e anche la lettera all'interno dello Chanel. La madre
di Aghate si rassegnò e non rivolse più la parola alla figlia.
La
statua non ebbe mai un nome vero e proprio, ma ebbe Aghate che gli
dava amore tutte le notti, in cui andava a trovarla; la donna la
scalava con l'aiuto della sua mano di pietra e si baciavano
appassionatamente. Aghate non confidò il suo segreto a nessuno,
né si maritò, né ebbe figli.
La
sua esistenza fu un po' quella di una emarginata e tutti si
chiedevano come fosse possibile che le piacesse.
La
statua le raccontò di tutte le coppie d'innamorati che si erano
baciati davanti al muro credendo di essere soli, delle amicizie
strette in segreto proprio lì e delle combutte e gli omicidi
consumatosi difronte. Aghate ascoltava sempre rapita con le mani
a coppa sotto il mento, tentando di risolvere le congiure narrate,
storcendo le labbra.
In
seguito alla morte di Aghate, la statua non parlò mai più con
nessuno, ma ad ogni rintocco delle campane alzava le mani di pochi
millimetri ed, in anni e anni, arrivò a posarle a coppa sotto il
mento.
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Quindi lettori?? |
Io non lo rileggo, ho il terrore di trovare errori dimenticati!
è bellissimo!! ** Davvero..! ;)
RispondiEliminaGrazie ^_^
Eliminaè stupendo, sei bravissima! **
RispondiEliminaOh, thanks!
EliminaAnch'io avrei dovuto partecipare al contest, ma ho stupidamente cancellato il file e non sono riuscita a riscriverlo in tempo .-.
RispondiEliminaSarebbe stata una sorta di slice of life di un'universitaria, Valerie, con nessun entusiasmo verso la vita, un'amica con manie di persecuzione e un piano di evasione dalla città che continuava a rimandare.
Beh, bell'idea, ma ha cominciato a farmi schifo quando era oramai finita, quindi addio. xD E mi sono disiscritta.
C'est a vie ç_ç
Torniamo a te: questo racconto è davvero bello e sei riuscita a narrare una vera e propria fiaba, seppur ottocentesca (e chi ha detto che le fiabe debbano essere medievali? ù_ù), in sole due pagine di Word. E se mi permetti un appunto sembra che il tuo stile in questo pezzo sia più preciso e più "tuo" di quello dei primi capitoli de L'Eretica (per curiosità, quanto tempo fa hai scritto questi ultimi?).
L'unica pecca è che con così poche pagine a disposizione sei stata un po' imprecisa e confusa al momento della scoperta della mano di pietra: nessuno si accorge di nulla?
Di altri errori (non che questo lo fosse, a dire il vero) non ce ne sono, stai pur tranquilla :D Vincerai!
E' un peccato, ero davvero curiosa di leggere il tuo brano :C
EliminaPer quanto riguarda l'eretica, lo so, è perché nei primi capitoli c'è volutamente uno stile di scrivere peggiore che dopo. Sta a simboleggiare il fatto che Ronny si evolva...
E per l'errore, credo che nessuno si accorga di nulla perché è notte e lì non c'è nessuno... oppure perché Aghate è l'unica a poterlo sentire, sinceramente non lo so, ma sono convinta che si debba lasciare un po' di libertà al lettore. Una specie di libera interpretazione, simile ai dipinti, poi non so... xD
Era notte? Davvero? xD Oddio, devo aver letto male... allora nevermind, tutto a posto xD
Eliminanuove avventure s'innalzano e vai.. su attraversando il vento.. troverai collocazioni appropriate dove il caos a fatto sparire le parole mescolandole
RispondiEliminaMmm... sto cercando di capire se è un complimento o un modo per dire che scrivo caoticamente...
EliminaChe bel raccontino, come ti ha fatto notare Ilsa, è scritto meglio dell'eretica e ti si addice di più :3
RispondiEliminaE poi la trovata del francese amalgamato all'italiano è davvero magnifique xD
ps. Ma Yvaine e Mirial non ti hanno rimproverato perché non hai usato le righe da loro fornite per l'inizio?
Mi hanno condizionato tantissimo >.<
Non so se mi si addice di più, penso comunque che io non abbia un genere di scrittura, magari la protagonista mi assomiglia di più, ma sono le loro storie, io le trascrivo e basta xD
EliminaNo... oddio mi dispiace, credevo si trattasse solo di prenderne spunto e l'ho messo nella pietra parlante... sai diceva che la strada sussurrava o simile, comunque no... non so >_<
Pensavamo che l'avessi sottinteso all'inizio ç__ç
EliminaBenissimo, mettetelo all'inizio quella parte, non fa niente, fate come se l'avessi fatto, non c'è problema :)
EliminaOh io non intendevo il genere, io non scrivo, ma come non ho un genere predefinito da leggere non ce l'ho neanche nella scrittura penso, intendevo il modo di scrivere, la scorrevolezza della narrazione in terza persona ti si addice ^^
EliminaBe' meglio così allora ti ha ispirato molto più che a me se l'hai integrato alla trama :D
storia affascinante.Brava!
RispondiEliminaGrazie mister Anonimo!
EliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaOh scusa ho sbagliato a scrivere....
RispondiEliminaCiao :) ti va di partecipare :http://crazylittlefairies.blogspot.it/2012/10/donneeeeeee-e-arrivato-il-concorsino.html
Non importa eheh, va bene perché no ;)
Eliminaè piaciuto molto anche a un'insensibile come me! XD
RispondiEliminaDavvero, sei molto dotata! :)