L'acqua del lago non è mai dolce

In quasi dieci anni mi è successa veramente la qualunque. Ho firmato un contratto con una casa editrice e quella me l'ha stracciato illegalmente. Mi ha distrutto talmente tanto che pensavo che un desiderio di rivalsa potesse colmare un vuoto. Allora ho scritto un altro libro, aggressivo, violento, un po' gretto. L'ho sputato fuori così di getto, ma non l'ho mai fatto leggere a nessuno. Tantomeno l'ho mandato alle case editrici. Ho fatto come coloro che dicevo di disprezzare: l'ho lasciato dentro una cartella di un computer e mi sono raggrinzita.  Una prugna. Orribile, non avete idea.  All'università è stato un crescendo di disastri di cui non so se qualcuno si sia mai davvero reso conto. Me compresa. Ho stretto amicizie che non mi bastavano, desiderosa com'ero di una chissà quale notorietà. Alcune le ho abbandonate per riprenderle in futuro. Le ho lasciate sotto il cuscino in attesa di risvegliarmi. Altre le ho tagliate via, strappate, tirate come si fa

Alto come il cielo

In un paesaggio dove il freddo e il gelo si manifestano alla vista, nasce la vita. Come se volesse beffarsi di Dio, un albero cresce, cresce, cresce, alto fino al cielo.
Il cielo, grigio e lattiginoso, accoglie il verde intenso dell'albero e quel suo profumo che risveglia le sensazioni.
Il profumo penetrante del pino perforerebbe le narici di qualsiasi essere vivente. C'è solo lui, tutto il resto sa di acqua. Acqua che viene dal cielo, acqua che ristagna in terra sotto il ghiaccio.
E il gelo diventa fumo; fluttua sopra il ghiaccio minacciando di attaccare l'albero.
Ma il pino lo accoglie, fa del gelo una fonte di vita, fa del gelo il motivo per cui i suoi aghi rimangano verdi e in salute.
Il verde acceca ancora, alto, bello e profumato; si staglia e troneggia, alto come l'aurora.

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