L'acqua del lago non è mai dolce

In quasi dieci anni mi è successa veramente la qualunque. Ho firmato un contratto con una casa editrice e quella me l'ha stracciato illegalmente. Mi ha distrutto talmente tanto che pensavo che un desiderio di rivalsa potesse colmare un vuoto. Allora ho scritto un altro libro, aggressivo, violento, un po' gretto. L'ho sputato fuori così di getto, ma non l'ho mai fatto leggere a nessuno. Tantomeno l'ho mandato alle case editrici. Ho fatto come coloro che dicevo di disprezzare: l'ho lasciato dentro una cartella di un computer e mi sono raggrinzita.  Una prugna. Orribile, non avete idea.  All'università è stato un crescendo di disastri di cui non so se qualcuno si sia mai davvero reso conto. Me compresa. Ho stretto amicizie che non mi bastavano, desiderosa com'ero di una chissà quale notorietà. Alcune le ho abbandonate per riprenderle in futuro. Le ho lasciate sotto il cuscino in attesa di risvegliarmi. Altre le ho tagliate via, strappate, tirate come si fa

Ambivalenza

Urban Strangers - Empty Bed

Il mio umore sta cambiando. Sono volubile, sono triste, a tratti in modo assoluto, sono allegra, a tratti eccessivamente. Ogni giorno che passa, la mia prospettiva cambia sempre di più.
Vedo Milano come la più bella città del mondo, ma mi sento schiacciata da due muri che desiderano scontrarsi. Sono posta su uno sgabello al centro di una stanza arricchita da due bandiere e io devo stare sullo sgabello, ferma e buona.
La pacatezza, però, per la mia mente, non è mai esistita. Lavoro, lavoro, lavoro, tutto va al mio cervello che fatica ad elaborare troppe informazioni.
Ed intanto rischio di scoppiare, perché non posso dire.
Ma, intanto, urlo e mi vizio.
Sono in un luogo colmo di persone potentissime. Il mio corpo ne risente. Il mio cervello si sfinisce nella battaglia tra giusto e conveniente.
E, intanto, non posso scrivere, perché non ho tempo. Fino alle tre di notte resto sveglia, ma non posso scrivere, perché non ho tempo e ci sono troppi occhi intorno a me.
Passerò tutta la vita sul mio filo di scozia. In bilico tra lo strapiombo ed il Paradiso.
Sono qui, ho vent'anni, amo ciò che studio, amo la mia vita, ma la odio. Niente ha più senso.
Ha senso svegliarsi la mattina, farsi il caffè, fumare, mettersi il profumo e camminare fino all'università, ascoltare le lezioni, sapere sempre di più, fino a saturarsi, parlare, ridere, piangere e arrabbiarsi, camminare, ancora e ancora, tornare in appartamento e vedere che non sarò ancora sola, cucinare, fingere e scoprire una successiva parte di me, lavare i piatti, parlare, aspettare mezzanotte, chiudersi nell'unica stanza vuota, fumare ancora e scrivere per mezz'ora. Ha senso guardare quella foto sul cellulare e rabbrividire di nostalgia e piangere, piangere al buio, sino ad addormentarsi.
Eppure fumare non ha senso, né andare avanti a parlare con gli amici di quegli argomenti che non interessano a nessuno se non a noi, eppure destra e sinistra mischiate non hanno senso, sono vigliaccate, sono falsità.
Potrei chiedere di più dalla vita? Esistono persone che non nascono con la promessa di una vita vuota.
Quanto mai potrebbe essere desiderabile la banalità? La dolce e melensa quotidianità non è forse meglio di quest'aspra realtà fatta di vizi e malattie?
Non mi so dare una risposta.
Sono persa. Io che credevo di vedere una sola strada di fronte a me, sono perduta nei fantasmagorici viali alberati, nelle pagine di letteratura e nel fumo di bevande calde e combustione.

Cosa vedete davanti a voi? Siete annebbiati?
Quanto penetra il sole nella vostra nebbia?
Dentro di me c'è sempre un cono di limpidezza che non posso offuscare.

Ed eccomi, spaccata in due, nell'ambivalenza di questo luogo che chiamiamo mondo.

Commenti

  1. Ci sono dei momenti di buoi nella vita.
    Quelli in cui urli ma nessuno pare sentirti...
    O forse non stavi urlando, per non disturbare. Ma vorresti tanto farlo.
    In genere, però, son periodi passeggeri.
    Forza!

    Un abbraccio

    Giulia

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    1. Purtroppo, nel mio caso, non è un periodo passeggero, ma sicuramente lo devo accettare.
      Un bacio grande.

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  2. Un momento di confusione, ma mi sembra sia una confusione comunque costruttiva... carica d'energia!

    Moz-

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    1. La confusione, come tutto ciò che è brutto (o quasi), è sempre costruttiva, questo è il mio parere. Il problema è che le cose restano brutte (o quasi)
      :)

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  3. Il tuo blog mi piace un sacco!!! complimenti:3

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  4. Credo che sia una cosa tipica dell'università (buonsalve, sono viva) faccio le stesse cose che fai tu eccetto fumare e scrivere, ahimè. Ed è tutta una corsa, tutta una corsa e non c'è un momento, uno solo, per fermarsi e dire "okay che cavolo sta succedendo nella mia vita?". I fatti accadono, uno dopo l'altro e un giorno pensi una cosa e il giorno dopo ne pensi un'altra. In un momento sei felice e mezz'ora dopo ciò che ti faceva felice ti stressa.
    Succede anche a me. Perchè? Non ne ho idea.
    L'ambivalenza è sempre stata una costante nella mia vita, per questo mi definisco un paradosso. La mia verità è che siamo forse troppo preoccupati del significato della parola "coerenza" per rendersi conto che l'ambivalenza è normale, naturale e che forse bisogna solo imparare a conviverci.

    Un bacio donna,
    keep strong :*

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    1. Prima di tutto, bentornata nel nostro mondo, sommissima Alic.
      E poi, beh, devo dirti che il fatto che l'ambilavenza sia naturale, è un gran bel concetto. Il mio problema è che c'è un problema in più, dove sto io, che sicuramente (e per fortuna) non c'è dove stai tu.
      Però sì, per riprendere le parole di moz, anche l'ambivalenza è in qualche modo costruttiva.
      Un grande bacio e... Torna più spesso!

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  5. Credo che capiti a tutti, almeno una volta nella vita. Chi di noi è davvero certo, al 100%, di essere sulla strada giusta? Per ritrovarsi bisogna perdersi, no?

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    1. Forse il mio stato di perdizione trova troppo tempo, o forse, semplicemente, non riesco a capire quando mi perdo e quando mi ritrovo...

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  6. Antò, fai la brava, nessuno t'ha promesso niente.
    La vita fa schifo, ovviamente, e non è colpa di nessuno, manco dell'Isis.
    Se però ti piace piangerti addosso, allora dovresti farlo, e dirti che ti piace, quindi che stai bene.
    Sennò fai altro, esempio: modellismo
    Esempio2: la camgirl
    esempio3: mettere acido muriatico nei formicai

    (sono tutte cose che io ho fatto con pesanti soddisfazioni)

    Per concludere non serve proprio a un cazzo aspettarsi cose davanti a noi, tanto non ci sta niente. E lo sai, quindi che lo chiedi a fare?

    Un saluto sotto forma di abbraccio dato dopo una corsa senza essermi fatto la doccia.

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    1. Tutto quello che posso risponderti, e che mi sento di risponderti, è che riflettere non significa piangersi addosso.
      Sapere che il mondo fa schifo non significa che bisogna ignorarlo.
      Ciò che io trovo bello è esprimermi e se desidero esprimere la mia tristezza o la mia frustrazione, questo è quello che farò sempre. Che ho da perdere?

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