Ti svegli un giorno ed è dura andare
avanti. Quanto sono difficili i pensieri di persone che hai perduto.
Capisci che tu sei artefice e frutto della tua sofferenza. Che fai
soffrire altre persone della stessa sofferenza che provi tu. E ti
chiedi, perché le persone sono così piccole e limitate?
A volte ti dimentichi anche dei tuoi
stessi sogni.
Ti dimentichi di chi volevi diventare.
Scordi i volti che ti sono stati amici,
scordi i volti che ti hanno resa felice.
Ne vorresti di nuovi, per questa sete
infinita di felicità, ma nessun volto può renderti tale. Nessun
volto ti potrà rendere sempre felice.
Lo vedi ascoltando delle canzoni
nascoste negli anfratti della tua tecnologia. Lo vedi ritrovandoti in
luoghi che non calpestavi da anni.
Le sciocchezze della vita ti portano a
fare memoria. Ma questa memoria è spesso dolorosa.
E ti chiedi perché hai abbandonato
quella persona. Perché provi questo senso d'inutilità, guardandola.
Ti chiedi come mai quella persona ti ha lasciato, da sola.
Come si scorge la contentezza in questa
nube di ombre? Come si può provare serenità per il vivere? In una
vita che è poi così corta come la mia, se già perdo delle tessere
fondamentali, come potrò continuare a ricordare e a essere?
Per quanto tempo ancora dovrò
assimilare, assommare, contare i volti, le persone, le sensazioni, le
realtà, le verità? Non esiste il momento in cui il tempo si ferma
per farti respirare.
Ma mentre tutti questi pensieri si
arrovellano nella tua testa, tu ti alzi quella mattina, e ti vesti, e
mangi, e cammini, e studi, e parli, e ridi, e vivi. E sei
incredibilmente, inspiegabilmente grato di poterlo fare.
Ti ritrovi tutto ad un tratto a
celebrare una vita che poco prima avresti massacrato, cosciente che
tutti quei volti non sono perduti.
Sono ancora qui.
Presenti nelle tue giornate, nei tuoi
gesti e nelle tue parole.
Ed è liberante il pensiero che tu non
ti fai da sola. Tu sei solo un essere umano, plasmato dalle vicende
che hai vissuto e magari anche dimenticato. Tu sei fatto di quei
volti. Ogni volto, ogni giorno, ogni secondo, ti cambia e ti crea. Ed
è lineare, un percorso che segui costretto, perché sei obbligato.
Ma è molto diverso, dagli anni in cui mi facevo travolgere dalle
onde sulla rotta, questo tempo, questi anni, in cui le onde sono più
grandi di me, e io, cosciente, mi affido a loro. Mi muovo, cammino,
remo, per forza perché sono lasciata qui libera; ma guidata. Le onde
non mi trasportano, non mi fanno avanzare, ma mi sorreggono. Non
litigo con loro, le ascolto.
Potrei tornare a urlare loro contro,
potrei prenderle a pugni, loro non si smuoverebbero, ma io ritornerei
da capo. E quante ricadrò in questo vortice. E tutte le volte il
mare resterà là, fermo, ad attendermi.
Bellissimo post, come sempre. Parla da solo, quindi invece di commentarlo continuerò ad ascoltarlo
RispondiEliminaBella la frase "Scrivere è la mia più grande salvezza".
RispondiEliminaUso il tuo stesso antidoto. Per allontanare le nuvole grigie, che gravano sulla mia vita, scrivo.
www.missdreamer.altervista.org
Alla fine dei conti noi non siamo altro che il risultato delle nostre scelte, giuste o sbagliate che siano. Alcune di queste scelte possono essere corrette altre invece no. Meglio quindi non perdere tempo su quello che non può essere corretto e focalizzarsi sul resto.
RispondiEliminaCome diceva Confucio: "Un uomo che ha commesso un errore e non lo ha riparato, ha commesso un altro errore. "
Un saluto