–Colchici!–
Correva
la bambina nei campi innevati, come aveva fatto nei campi fioriti in
primavera. Solo un particolare accomunava tutto il paesaggio:
Colchici.
La
bambina prese a correre, preoccupata dalla repentina scomparsa del
suo amico.
Il
vento ghiacciato le graffiava la pelle di porcellana. Le guance le si
stavano tingendo velocemente di rosso. La punta del naso era una
piccola ciliegia matura.
La
bambina gridò nuovamente. Il suo grido si propagò per il capo
nevoso. Gli alberi, la neve sulle foglie e il laghetto ghiacciato
fremettero!
Il
cielo cominciò ad addensarsi, spesse nubi nere coprirono il sole.
Gli occhi grigi della bambina luccicarono: aveva paura. Riprese a
correre chiamata dalla voce del vento. Gli alberi proiettavano la
loro ombra minacciosa sulla candida neve. La bambina non rinunciò,
le si stavano gelando i piedi nelle minuscole scarpette, ma ciò non
la preoccupava. Il volto a cuore era solcato dalle lacrime. Tanto era
il freddo che le minute goccioline si condensavano prima di giungere
al mento e allora la piccola sentiva il volto bruciarle dal gelo.
Con
la vista offuscata dalle lacrime che riflettevano tutti i colori
della luce scorse una figura in lontananza. Qualcuno la chiamò: sua
madre. Ma lei non si poteva fermare, non poteva abbandonare Colchici
da solo, così strinse i pugni e aumentò la velocità.
Voleva
lanciarsi ed abbracciarlo, ma tutto quello che le riuscì fu di
cadere sulla neve. Colchici protese una mano fluida e trasparente
fino a sfiorare quella di lei e la piccola rise. Rise così forte che
il sole ricomparve nel cielo.
Gli
occhi grigi screziati di azzurro fissarono Colchici, il suo volto
pareva un grande croco. Ricordava ancora quando l'aveva trovato un
giorno d'estate tra gli altri suoi simili.
Una
distesa di piccoli fiorellini tra i quali uno che si muoveva a
malapena. Quando la bambina lo vide, rise e la sua risata era come il
tintinnio di milioni di sonaglietti d'argento. Una risata così pura
che Colchici si formò e il loro fu un amore a prima vista.
I
suoi genitori non si curavano di Colchici, era solo un amico
immaginario e per quanto lei potesse insistere sul fatto che fosse
reale, nessuno ci credeva veramente.
La
bimba crebbe e divenne una fanciulla dai dolci boccoli ramati e la
boccuccia delicata. Con il passare del tempo scoprì che le bastava
sfiorare un seme o un albero semimorto con i polpastrelli e questo
avrebbe ripreso vita.
Il
suo amore per Colchici aumentava, inoltre, di anno in anno, di giorno
in giorno, di secondo in secondo e presto comprese che non avrebbe
mai potuto, sebbene lo volesse con tutta sé stessa, urlare il suo
amore. Colchici non esisteva più per nessuno e se fosse tornato, lei
sarebbe stata sbattuta in manicomio con l'accusa di essere pazza, per
l'eternità.
E
non poteva... per quanto lo desiderasse, manifestare la sua pazzia,
poiché tutto era direttamente proporzionale. Se con il crescere la
giovane riusciva a donare la vita più facilmente, con il solo tocco,
allo stesso tempo era diventata dipendente dai ringraziamenti che le
venivano offerti, i quali erano essi stessi essenziali affinché la
sua vita non terminasse.
Doveva
perciò, almeno per un'ora al giorno, rifugiarsi in un luogo
completamente dominato dalla natura.
Lì
vi trovava sempre Colchici che si crogiolava al caldo e avrebbe lei
tanto bramato confidargli quello che la sua mente sorvolava ogni
volta che lo vedeva, ma questo non le era possibile, quindi si
limitava a pensarlo, osservandolo.
“Ho
bisogno di donare la vita per amare. Ho bisogno di donare la vita per
vivere. Ma senz'amore che vita è? E come donerei la vita se non lo
provassi? Per cui donare la vita, la vita in sé e l'amore sono
un'unica ragione d'esistenza.
Ma
allora perché stai lì sdraiato senza parlarmi? Perché quando non
ci sei mi sento persa? Quante sciocche domande e nessuna risposta.
Sono così sciocca che ho paura di amare, di vivere e di donare la
vita se non ci sei tu.
E
mi ricordo quando mi rinnegasti! Andò lento quell'attimo che mi fece
versare amare lacrime nel torrente. Io ridevo falsamente, tu, invece,
gioiosamente. Io correvo tra i girasoli e tu andavi verso i pini e
così le strade nostre s'incontrarono. Gli occhi nostri solo da
lontano, le nostre spalle si sfiorarono, ma le nostre bocche non
parlarono...”
pensava
piangendo riscaldata dalla luce accecante della stella più vicina.
Oh
e quanto si domandava quella ragazza. Quanto non capiva perché lei
dovesse essere prigioniera della natura.
Era
donatrice di vita, ma non voleva esserlo. Quanto ardentemente voleva
la libertà! Essere libera! E concupiva spasmodicamente che una
giovane la curasse nel momento in cui le sue radici si sarebbero
rinsecchite come ramoscelli.
E
voleva così tanto essere lei stessa parte di quella natura, così da
non esserne prigioniera, ma di vivere in simbiosi con essa. La
giovane non perdeva le occasioni per far trapelare tutti i suoi
sogni. E nelle ore di beatitudine e agonia parlava di ciò con
Colchici. Intanto Madre Natura piangeva sentendo le cantilene
disperate della figlia che con il cuore pieno d'amore era rinchiusa
in una gabbia.
–Vorrei
cadere giù dal cielo come un meteorite. Trafiggere le nuvole.
Passare dai monti e dentro ai boschi con i raggi che si posano su di
me. Vorrei vorticare velocissima come una rondine e tuffarmi nel lago
come se nessuno mi conoscesse né mi vedesse. Vorrei che le spiagge
fossero più buie e che il mare si scaldasse un po'.
Vorrei
non esistere. Vorrei che il sangue scarlatto che ora circola
all'interno delle mie vene fuoriuscisse dal mio corpo, scaturendo
dalla mia bocca e che andasse a formare una parte della Terra
cosicché io muoia. E riesca finalmente a vivere in pace. E se
morissi, saprei se adesso vivo solo perché il mio cuore pompa il
sangue o perché il mio cuore assorbe l'amore!–.
Ma
del dilemma della fanciulla nessuno aveva risposta. Colchici
conosceva il sangue unicamente come un fluido rosso sconosciuto e
Madre Natura non era a conoscenza della verità.
La
donzella, però, sapeva in cuor suo qual era il vero. Lei era parte
della natura e non sarebbe morta né ora, né in un remoto futuro.
Avrebbe continuato a servire la Terra umilmente e mai avrebbe
terminato.
ATTENZIONE. COMUNICAZIONE IMPORTANTE.
SE QUALCUNO (non voi miei cari amici di blogger, ma altri che amici non sono) SI AZZARDA A COPIARE QUESTO TESTO E' MORTO E SEPOLTO. IO VI AVEVO AVVERTITI.
Ma chi lo copia.
RispondiEliminaNessuno ha chiesto il tuo parere.
EliminaE comunque se proprio devi insultare, fallo almeno in modo che la gente sappia chi sei. Gli anonimi non sono nessuno. E io non me ne faccio niente del parere di nessuno.
EliminaHo rivisto te stessa e i tuoi pensieri di libertà in questo racconto :)
RispondiEliminaMoz-
Grazie mille Miki :)
Eliminaci vuole del masochismo a copiarlo
RispondiEliminaCi vuole dell'ipocrisia per insultare senza farsi vedere. Che schifo. Se non ti piace il mio racconto sloggia, qui non ti vuole nessuno.
Elimina@Anonimo
EliminaSai, penso che allora ci sarebbero fin troppi masochisti tanto è bello questo testo >;)
Ho solo espresso la mia opinione, dal momento che siamo in un paese libero. Se poi l'autrice del blog mi dice di sloggiare solo perché ho criticato il suo racconto, beh, non da una gran prova di maturità.
Eliminasono anonimo perché non ho un account su blogger...
Io l'ho detto, non perché tu hai criticato, ma perché hai offeso e i due verbi hanno significati differenti. Scrivere che non se lo copierebbe nessuno perché fa schifo è offendere, mentre criticare le cose che non ti sono piaciute con il dovuto rispetto che ogni persona merita, è criticare. E le CRITICHE sono ben accette, le OFFESE no.
EliminaHo per caso mai scritto che fa schifo?
EliminaDavvero, lasciamo perdere questa conversazione, perché come dice Scarlett, non vale la pena di litigare e non mi piace nemmeno. Io ti chiedo solo, la prossima volta se non ti piacerà ciò che scrivo di dirmelo esponendo anche i perché. Se non vuoi, fa niente, non voglio crearmi nemici. Ci ero rimasta male e basta, ti chiedevo solo di commentare almeno in maniera sensata, tutto qui, così io capisco anche in cosa sbaglio. Fine. Ora basta
EliminaOk, lasciamo perdere quella conversazione e iniziamone una seria. Non sono qui per bisticciare.
EliminaQuesto testo non è pessimo per come è scritto nel senso tecnico della cosa, visto che non c'è un errore di grammatica, ortografia o altro.
Però è mediocre sotto fin troppi punti di vista. La protagonista è la solita bimba/ragazza di una bellezza a dir poco melensa, piena d'amore e di bei sentimenti. E che due palle, sono decenni che andiamo avanti con queste Mary Sue.
Lo stile è decisamente da perfezionare. Va bene - più o meno - il "fiabesco", come dicono le tue amichette, però questo racconto è pieno di espressioni al limite del ridicolo e di altre che in alcune circostanze potrebbero risultare colte o dare una parvenza di ottocentesco, ma che in questo caso sembrano il patetico tentativo di una ragazzina di atteggiarsi a grande scrittrice.
E niente. Descrizioni: bah. Significati: triplo bah carpiato.
Preferisci questo o dei commenti stupidi e facilmente smontati?
Decisamente questo. Grazie, è il tuo parere.
EliminaPS. non sono mie amiche, non le conosco nemmeno nella vita di tutti i giorni, non sono di parte.
@Anto. "Non sono le mie amiche". La prenderò come un'offesa personale. (Scherzo, ovviamente!) Siamo nell'era dei soscial netuorc e quelli come noi sono definiti e-friends ù_ù Però è vero, non siamo di parte!
Elimina@Anonimo, che ansia, hai la sindrome premestruale? Non hai nemmeno fatto un commento molto utile, visto che è soggettivo. Ok che tutta l'arte è soggettiva, però, appunto per questo, a volte se si sta zitti è meglio.
Bah, 'sti Anonima Commenti. Non li capisco. E in passato hanno rotto le scatole pure a me, anche se a dire la verità penso di sapere che ci fosse dietro agli insulti.
@Anonimo
RispondiEliminainvece è scritto bene.
E anche se fosse scritto male, si è semplicemente chiesto di non riportare altrove quanto scritto.
io sinceramente i commenti così -peraltro anonimi- non li capisco proprio...
Moz-
è un racconto davvero bellissimo!! ;)
RispondiEliminaGrazie mille :)
EliminaComplimenti cara An è davvero adorabile... non molto nel mio stile ma adorabile xD
RispondiEliminaLa cosa strana è che nemmeno io lo leggerei, ma so scrivere solo così XD ahah!
EliminaCiao!
RispondiEliminaÈ un racconto carinissimo ** Avrai intuito dai miei post eccetera che io sono generalmente allergica al romanticismo, ma questa attitudine personale non influisce sul mio giudizio: questo testo è scritto proprio bene e il tuo stile quasi fiabesco è molto caratteristico, originale e riconoscibile!
PS: quando hai rivoluzionato il profilo? La foto è stupenda! Tra l'altro non pensavo fossi di Brescia, davo per scontato fossi di Milano .-.
Arrivederci, concittadina x'D
Ma graffffffie! ahahah!
EliminaPS. non me lo ricordo, comunque sì sono tipo di brescia ahaha! xD
@nto è un bel racconto... ed è molto ben scritto, bravissima... mi piace! :)
RispondiEliminaTrovo che non sia troppo romantico, anzi... il tema trattato è naturalistico e un pò ossianico: vita, libertà, morte, amore... i grandi temi che danno significato e forza al nostro vivere!
Riguardo all'anonimo... impara un segreto prezioso, che ti servirà quando scriverai i tuoi libri (si, perchè diventerai una scrittrice... lo so!): ci sarà sempre qualcuno che ti criticherà, o ti stroncherà o semplicemente qualcuno a cui non piacerà il tuo lavoro; tu vai avanti, stai serena e non arrabbiarti... non ne vale la pena! :-)
bacio
Grazie mille, è uno splendido commento davvero e sull'anonimo hai perfettamente ragione ;)
Eliminasalve! un bel pensiero che trascrive attimi e respiri .. un monologo di sensazioni
RispondiEliminaGrazie mille Simonetta ^_^
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