L'acqua del lago non è mai dolce

In quasi dieci anni mi è successa veramente la qualunque. Ho firmato un contratto con una casa editrice e quella me l'ha stracciato illegalmente. Mi ha distrutto talmente tanto che pensavo che un desiderio di rivalsa potesse colmare un vuoto. Allora ho scritto un altro libro, aggressivo, violento, un po' gretto. L'ho sputato fuori così di getto, ma non l'ho mai fatto leggere a nessuno. Tantomeno l'ho mandato alle case editrici. Ho fatto come coloro che dicevo di disprezzare: l'ho lasciato dentro una cartella di un computer e mi sono raggrinzita.  Una prugna. Orribile, non avete idea.  All'università è stato un crescendo di disastri di cui non so se qualcuno si sia mai davvero reso conto. Me compresa. Ho stretto amicizie che non mi bastavano, desiderosa com'ero di una chissà quale notorietà. Alcune le ho abbandonate per riprenderle in futuro. Le ho lasciate sotto il cuscino in attesa di risvegliarmi. Altre le ho tagliate via, strappate, tirate come si fa

Riscaldiamo questo gelido inverno...

Vorrei un accendino per accendere la miccia del tuo cuore. Ne vorrei uno perché il mio risplendesse di più, un altro perché torni il sole, uno ancora per un po' di calore.
Vorrei che la dolce fiamma del grande sole rischiarasse i miei rossi capelli e che mi desse tepore al cuore. Basta, sono stanca, ora voglio un po' di pace. Pace per leggere vicino alla candela, pace per scrivere davanti al focolare.
Quanto mi manca il calore dell'estate e la vita della primavera. L'inverno è troppo buio, troppo freddo, troppo apatico.
Vorrei che la fiamma rovente dell'aria di agosto mi erodesse il viso, mentre scorrazzo sul motorino di qualcun altro.
Basta, sono stanca di correre dietro alle persone, che chi mi ami mi segua, sono triste. Voglio il sole, la vita. Il sangue rosso acceso che mi scaldi le vene.
I pomodori tiepidi sotto il sole di maggio, toccarli con mano e rabbrividire di vita.
Le pesche succose che mi inebriano il palato. Sputare i noccioli nella grata.
Carezzare i gatti che s'inerpicano sul pontile. Aspirare quell'aria irta della puzza delle sigarette che va sfumando non appena il mio naso si avvicina al lago.
L'odore salmastro, i cigni, gli uccellini, le canzoni che si propagano fino in fondo all'orizzonte in un tramonto che sta per arrivare.
La mia amica che ci porta i frappé alla straccianutella con la panna sopra.
Una scheggia nel palmo della mano. Il pontile è di legno.
Dolore nel toglierla e soddisfazione poi nell'inondarsi il palmo d'acqua. Acqua rovente, degna di una focosa giornata.
Ed eccolo il tramonto, sdraiati lì a guardarlo. La notte è solo iniziata. Non appena questo rosso di fuoco che ora è acceso sui nostri volti se ne andrà, la sera arriverà.
La notte con la luna, le zanzare, la tranquillità, il prurito, gli schiamazzi. La tranquillità allora dov'è? Nell'animo, quello che quell'accendino ha acceso. Adesso, è iniziata l'estate.
E' iniziata la vita. Ora basta, usciamo da quest'inverno che ormai è durato fin troppo.

Commenti

  1. Un post bellissimo.
    Dato che è molto metaforico, vorrei parlare anche io attraverso la stessa metafora.
    Per me l'inverno è quella stagione dove il calore si cerca, si cerca nella gente e nelle situazioni. Forse si crea.
    Due tipi di calore diversi, ma entrambi validi :)

    Moz-

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    1. Sì, davvero un bel post!
      Riscaldiamo questo inverno! :D

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    2. Grazie mille miki!
      Grazie Jaqueline :333

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  2. Kawai... scusa ma non mi sento di commentare altro ^^"

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  3. Piena di vita, di desiderio di vita...bella.

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  4. Facendo finta di prenderla solo alla lettera, ne ho abbastanza pure io dell'inverno-inferno... a volte vorrei dribblarlo andandomene in letargo... :-))

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    1. In effetti è inteso anche in senso letterale, io odio l'inverno ç____ç

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